
Inoltre la descrizione del dolore al medico è mediata dai genitori che possono a loro volta amplificare o minimizzare il problema.
A causa della pressoché totale assenza di esperienze precedenti o la perdita della memoria di dolori pregressi il sintomo dolore non è ben strutturato e codificato nella coscienza del bambino. Il dolore nel bambino è visto come qualcosa di altamente spiacevole, inspiegabile, inaspettato e non è catalogato come “sintomo dolore”. La sua intensità e qualità non sono misurabili; il bambino non sa che il dolore può passare, non sa quanto durerà e viene vissuto come “per sempre” senza una collocazione temporale. Al bambino non importa conoscere la causa del dolore mentre nell’adulto la conoscenza della causa del dolore lo rende più razionale e definito; l’arrivo del medico e la diagnosi spesso non tranquillizzano i piccoli pazienti inoltre il bambino non è a conoscenza del fatto che un farmaco o una terapia lo possono alleviare.
Dato l’inevitabile coinvolgimento emotivo i genitori interpretano il dolore del figlio senza un necessario distacco e naturalmente ciò può amplificare lo stato ansioso correlato al sintomo.
Un ulteriore problema in ortopedia pediatrica è stabilire la provenienza del dolore e la sua intensità; infatti il bambino nei primi anni di vita non è in grado di identificare l’origine del dolore e a quantificarlo. Il dolore può essere accompagnato da pianto o agitazione psicomotoria spesso non proporzionale all’intensità. Per quanto riguarda l’intensità del dolore, la sua misurazione e quindi la valutazione dell’andamento nel tempo e dell’efficacia della terapia sono state proposte alcune scale utilizzate in ambiente ospedaliero come a d esempio la WONG BAKER FACES PAIN SCALE (vedi immagine).
Oppure l’utilizzo di una scala numerica da 0 a 10 dove 0 è l’assenza di dolore e 10 è il dolore più forte (utilizzato nei bambini più grandi).
Molto importante è la monitorizzazione dei parametri fisiologici del dolore come la variazione della frequenza cardiaca e respiratoria e della pressione arteriosa. Fondamentale è anche la valutazione comportamentale del bambino come il pianto, il grido, l’inconsolabilità, l’espressività facciale, la rigidità del corpo, i movimenti a scatto, l’irrequietezza estrema o la calma eccessiva. Naturalmente più il bambino è grande più tutto è semplice di pari passo con l’aumento della maturazione delle sue capacità espressive e cognitive.